Tonino è venuto a mancare a gennaio 2020 dieci settimane dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore neuroendocrino del pancreas, una neoplasia rara. Proprio da questa esperienza così fulminea è nata la volontà dei figli Grazia e Giuseppe di trasformare il dolore in energie per ricordare il padre e contribuire alla lotta al cancro.
Grazia e Giuseppe sono fratelli, entrambi ingegneri; una nel settore delle automobili, l’altro in quello del traffico aereo. Si somigliano molto, ma ancora più forte della somiglianza è il legame che traspare incontrandoli (sul web).
“Siamo nati in Puglia, così come i nostri genitori. Ma fin da piccoli ci siamo spostati seguendo i trasferimenti di lavoro di papà. Prima in Umbria, poi a Frosinone” racconta Giuseppe. “Ovunque abbiamo stretto forti amicizie. Il nostro essere soli, lontani dal nostro luogo di origine, forse ci ha fatto diventare una famiglia ancora più unita.”
Papà Antonio – per gli amici Tonino – è mancato il primo gennaio dello scorso anno, dieci settimane dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore neuroendocrino del pancreas, una neoplasia rara.
“Non aveva nessun sintomo particolare. Solo un mal di schiena che si trascinava da un po’ e che non sembrava preoccupante in una persona fisicamente attiva come lui” ricordano i figli. “A 69 anni era il candidato perfetto a una vita longeva: faceva attività fisica regolarmente, era attento all’alimentazione, non saltava un controllo medico, neanche quelli ‘di nicchia.’”
Invece, il 21 ottobre del 2019 arriva la doccia fredda. “Ricordiamo perfettamente dove eravamo e cosa facevamo quando ci è arrivata la telefonata che mai avremmo voluto ricevere, quella di papà, che, pur avendo già capito tutto, con la voce cercava di darci coraggio, mentre spiegava che dalla TAC era emerso qualcosa che non andava” raccontano.
Comincia l’esperienza della malattia, che è diversa da come in genere si immagina la lotta contro il cancro: lunga, estenuante, fatta di alti e bassi, di speranze e timori. Tonino, invece, riesce a fare appena un ciclo di chemio prima che la situazione precipiti.
C’è però un aspetto che i due fratelli non riescono a togliersi dalla mente.
“Abbiamo vissuto le settimane di malattia di nostro padre come una corsa frenetica” ricordano. “All’inizio eravamo fiduciosi, ma è bastato poco per capire che le cose stavano andando per il peggio. Vedevamo i medici preparatissimi, perfettamente consapevoli sul da farsi: il problema è che la diagnosi è arrivata troppo tardi.”
Data di pubblicazione: 11 febbraio 2021