Circa dieci anni fa, mentre lavoravo all’Università nazionale dell’Irlanda, a Galway, il professor Michael O’Dwyer, un medico e ricercatore irlandese che aveva appena vinto un importante grant locale per avviare un programma di ricerca sul mieloma multiplo, mi ha proposto di coordinare il laboratorio che stava per nascere.
È così che ho cominciato a occuparmi di mieloma multiplo, un tumore del sangue che deriva dalla trasformazione neoplastica delle plasmacellule. In particolare, ciò su cui lavoro da qualche anno – e che è oggetto del mio progetto sostenuto da AIRC e Unione europea grazie a una borsa di studio iCARE-2 – è una peculiare caratteristica delle cellule del mieloma multiplo che sembra conferire loro la capacità di eludere la risposta del sistema immunitario e di disseminare velocemente il tumore in diverse aree dell’organismo.
Il fenomeno in gergo è chiamato “glicosilazione”, ovvero l’aggiunta di alcuni zuccheri alla struttura della proteina dopo che questa è stata sintetizzata. Anche se l’aggiunta di a zuccheri non è determinata dall’informazione contenuta nel DNA), è comunque in grado di influenzare e modulare profondamente il comportamento della proteina e di influire sulle caratteristiche della malattia. Per esempio, in una serie di esperimenti preliminari abbiamo scoperto che alcuni tipi di glicosilazione influenzano la capacità delle cellule tumorali di rivestirsi di piastrine; queste ultime si comportano come un’armatura che permette alle cellule tumorali di sopravvivere nel circolo sanguigno e di disseminare il tumore in diverse ossa dello scheletro. Sempre da modifiche dovute alla glicolisazione potrebbe dipendere la capacità delle cellule tumorali di trovare rifugio nel midollo osseo e rimanere protette dall’attacco del sistema immunitario o delle terapie.
Con il nostro progetto, attraverso lo studio dettagliato di questi meccanismi, intendiamo porre le basi per la messa a punto di farmaci che, interferendo selettivamente con i processi di glicosilazione, possano rendere le cellule tumorali più sensibili ai trattamenti, per esempio privandole dello scudo protettivo rappresentato dalle piastrine o facendole uscire dal midollo osseo.
Si tratta di un approccio piuttosto originale che richiederà sicuramente molto lavoro, ma sono convinto che in futuro potrà portare ad applicazioni cliniche capaci di aumentare l’effetto terapeutico dei trattamenti impiegati contro il mieloma multiplo.
Siamo appena all’inizio del progetto che ha coinciso con il mio ritorno in Italia dopo più di quindici anni all’estero. Un ritorno che è stato entusiasmante, ma anche doloroso, dato che in Irlanda avevo ormai una vita piena di relazioni molto solide. A complicare il rientro c’è stata poi la pandemia: ho preso servizio a marzo, in pieno lockdown da pandemia di Covid-19. Ciò ha rallentato un po’ l’inizio del lavoro, ma per fortuna a Roma ho incontrato persone fantastiche che mi hanno accolto e fatto ambientare velocemente. Veramente una piacevole sorpresa.
Data di pubblicazione: 20 agosto 2020