Quando lo avevamo incontrato un anno fa, il suo progetto era iniziato da poco e ci aveva raccontato del suo doppio impegno di clinico all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e di ricercatore impegnato nello studio del metabolismo dei tumori all’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare (IFOM) nella stessa città. Ora siamo tornati da Claudio Vernieri per farci raccontare come procede il suo lavoro.
Cosa è cambiato in questo anno?
“Continuo a fare la doppia vita, un po’ Batman un po’ Bruce Wayne, diviso tra la clinica e la progettazione di studi clinici all’Istituto Tumori e la ricerca all’IFOM. Per il resto, invece, molto è cambiato. Il gruppo all’IFOM si è allargato: eravamo partiti con solo una dottoranda e adesso il gruppo è composto da tre dottorandi e due post-doc. Anche all’Istituto Nazionale dei Tumori il gruppo è cresciuto e oggi ci sono sette giovani medici impegnati negli studi clinici. Ciò ha avuto un impatto importante sull’avanzamento delle ricerche.
Che progressi avete fatto?
Lavoriamo sul metabolismo dei tumori. Stiamo cercando di capire se, alterando il modo in cui le cellule tumorali si procacciano energia, sia possibile renderle più vulnerabili ai trattamenti chemioterapici e immunoterapici. Abbiamo cominciato studiando il ruolo degli zuccheri e ora, grazie al sostegno di AIRC, abbiamo espanso la ricerca in altri ambiti del metabolismo dei tumori, soprattutto a quello degli amminoacidi e degli acidi grassi. La nostra idea è che, modificando la concentrazione di alcuni amminoacidi e acidi grassi, si riesca ad alterare l’equilibro fisiologico delle cellule tumorali. Ciò a sua volta dovrebbe creare una condizione di vulnerabilità in grado di rendere tali cellule più sensibili ai trattamenti chemioterapici o immunoterapici. I primi risultati sono molto positivi: la sfida è trovare gli ingredienti giusti e, per ciascun metabolita, l’assetto più adeguato a mandare in crisi la cellula. Siamo partiti dal tumore della mammella triplo negativo, mentre ora stiamo espandendo le ricerche ad altri tumori altrettanto frequenti, come quelli del colon e del polmone.
Oltre all’attività in laboratorio, una parte della tua attività riguarda la progettazione e la conduzione di studi clinici con i pazienti. Che novità ci sono su questo fronte?
In collaborazione con altri ricercatori dell’IFOM e dell’Istituto Nazionale dei Tumori, a gennaio 2022 abbiamo pubblicato i risultati di un primo studio in cui abbiamo mostrato che la restrizione calorica può avere importanti effetti metabolici e immunoregolatori. Più di recente abbiamo osservato l’efficacia antitumorale di questo approccio in un piccolo gruppo pazienti con tumori molto aggressivi del polmone, del pancreas, della mammella. Si tratta di pazienti che hanno avuto un decorso particolarmente favorevole, e le cui vicende non sono sicuramente generalizzabili a tutti i pazienti oncologici. Pur con questi limiti, i risultati preliminari ci dicono che perfino in quelle patologie si può registrare una risposta completa e duratura. Inoltre stiamo proseguendo con lo studio degli effetti della restrizione calorica nel tumore al seno triplo negativo. Un primo studio, denominato Breakfast, che avevamo avviato, è stato interrotto di recente perché l’arrivo di nuovi farmaci ha cambiato le modalità di trattamento standard delle pazienti. Ricominceremo a breve con un secondo studio, abbinando la restrizione calorica ai nuovi standard terapeutici, che sono costituiti da nuove combinazioni di chemioterapia e immunoterapia.
In laboratorio studi come rendere vulnerabili le cellule tumorali alterando il loro metabolismo, nella clinica, gli effetti della restrizione calorica. Si tratta di due campi molto vicini…
Sì. Infatti, in futuro ci piacerebbe combinare i diversi approcci, di tipo nutrizionale e farmacologico, per colpire in modo più completo e duraturo le vie metaboliche che sostengono la crescita dei tumori, la formazione delle metastasi e la resistenza ai trattamenti. Ciò potrebbe creare un’alterazione così profonda nelle cellule tumorali da impedire loro di mettere in atto meccanismi di adattamento e da renderle in tal modo vulnerabili ai trattamenti. Da questo punto di vista, la vicinanza della ricerca di base alla ricerca clinica ci potrebbe consentire di guadagnare anni preziosi per mettere a disposizione nuove cure per i pazienti.
Nato a Napoli nel 1984, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi "Federico II” della sua città nel 2008. Ha poi conseguito nel 2014 un dottorato di ricerca (PhD) in Medicina Molecolare (nel ramo della Biologia Computazionale) presso la Scuola Europea di Medicina Molecolare. Nel 2019 ha ottenuto la specializzazione in Oncologia Medica presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Al termine della specializzazione ha iniziato a lavorare all’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) dove guida un gruppo di ricerca che si occupa dello studio dei meccanismi molecolari alla base delle alterazioni metaboliche dei tumori solidi, continuando in parallelo l’attività clinica come oncologo medico presso l’Istituto Nazionale dei Tumori, dove si occupa del trattamento di pazienti affette da carcinoma mammario e di studi sperimentali su carcinoma mammario e sul metabolismo dei tumori.
Data di pubblicazione: 17 marzo 2023