Imparare una nuova tecnologia nel posto migliore al mondo, da questo punto di vista, e applicarla per rispondere a complesse domande biologiche. È con questa idea in testa che nel 2012 ho deciso fare un’esperienza all’estero, dopo aver trascorso molti anni stimolanti nel laboratorio di Genetica Molecolare dell’Università di Roma Tor Vergata. Mandai una email per candidarmi al Max-Planck-Institut di Biochimica di Monaco; meno di 24 ore dopo mi arrivò la risposta in cui il responsabile del laboratorio, Matthias Mann, mi diceva che erano interessati a me.
Dopo qualche mese mi sono ritrovata in Germania, seguita da quello che sarebbe poi diventato mio marito, all’epoca anche lui ricercatore.
Nonostante i timori iniziali, ambientarsi in Germania non è stato difficile. Anzi, la facilità con cui scorreva la nostra vita, grazie all’organizzazione del lavoro e dei servizi, è uno degli aspetti che più ricordo di quel periodo. Anche la lingua non è stata un problema: il mondo intorno al Max-Planck-Institut è molto internazionale, tutti parlano in inglese e in pratica non abbiamo avuto bisogno di imparare il tedesco.
Erano trascorsi un paio d’anni dall’arrivo a Monaco quando nacque nostra figlia Emma. Lei, a differenza di mamma e papà, oltre a parlare italiano, ha acquisito rapidamente familiarità con l’altra lingua e a tre anni giocava con le bambole in tedesco.
Dal punto di vista professionale, l’esperienza in Germania è stata fondamentale: ho imparato a utilizzare la spettrometria di massa, una tecnica di analisi che ha innumerevoli impieghi e che io utilizzo per studiare l’attività delle proteine. Più precisamente, l’ambito di ricerca è quello della fosfoproteomica, una branca della proteomica che studia proteine a cui sono aggiunti gruppi fosfato.
Continuo a impiegare questa tecnica ancora oggi, dopo il mio ritorno a Roma, all’Università Tor Vergata. Sono tornata in Italia grazie a una borsa Rita Levi Montalcini sostenuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca e poi, nel 2019, mi sono aggiudicata un grant Start-Up di Fondazione AIRC, che mi ha permesso di avviare il mio gruppo di ricerca. Oggi il gruppo conta cinque ricercatrici oltre a me: quattro sono dottorande e una è una post-doc che ha appena conseguito il dottorato.
Lavoriamo su diversi filoni di ricerca; quello principale mira a comprendere i meccanismi molecolari per cui alcuni pazienti con leucemia mieloide acuta sviluppano resistenza ai trattamenti.
Dopo il rallentamento del lavoro dovuto alla pandemia, negli ultimi mesi abbiamo avuto la percezione di avere capito qualcosa di importante: abbiamo scoperto che le cellule resistenti alla terapia sono in grado di eludere i controlli che permettono all’organismo di rimuovere le cellule danneggiate e di riparare i danni indotti dai farmaci. Con il progetto puntiamo ora a comprendere se sia possibile identificare un nuovo trattamento farmacologico in grado di aumentare la sensibilità delle cellule resistenti alla chemioterapia.
Intanto, la vita a Roma scorre un po’ più caotica di quanto avveniva a Monaco. E la pandemia non ha certo reso le cose più semplici. Emma oggi ha sette anni (e ha dimenticato il tedesco); nel frattempo è nato un secondo bambino, Giulio, che ha quasi tre anni. Uscita dal laboratorio, cerco di trascorrere più tempo possibile con loro. Resta poco tempo per altro, salvo che per la lettura, un’attività che mi permette di staccare e per cui riesco sempre a trovare un po’ di tempo.
Nata a Napoli nel 1984, ha sempre vissuto a Roma, dove ha conseguito prima la laurea e poi il dottorato di ricerca in Biologia cellulare e molecolare all’Università di Roma Tor Vergata. Nel 2012 si è trasferita in Germania, al Max-Planck-Institut di Biochimica di Monaco, grazie a una borsa di studio finanziata dall’European Molecular Biology Organization. Nel 2017 è ritornata a Roma vincendo una borsa di studio Rita Levi Montalcini per il rientro dei ‘cervelli’ dall’estero, sostenuta dal MIUR. Nel 2019, grazie a un grant Start-Up di Fondazione AIRC, ha creato il proprio gruppo di ricerca all’Università di Roma Tor Vergata dove oggi affianca la ricerca alla didattica.
Data di pubblicazione: 14 gennaio 2022