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Grata ad AIRC, sento che posso fidarmi della ricerca

Dopo varie esperienze in Italia e all’estero, Luisa Lanfrancone sta conducendo – grazie al sostegno di AIRC – un importante progetto di ricerca volto a comprendere meglio i meccanismi che portano il melanoma a dare metastasi.

Stiamo lavorando a un progetto composito per trovare nuovi approcci terapeutici per il melanoma, in particolare quello metastatico. Si tratta di un tumore in cui si sono osservati importanti progressi negli ultimi anni. Solo 15-20 anni fa il melanoma avanzato era uno dei tumori più pericolosi in assoluto, mentre oggi è diventata una neoplasia che si può affrontare. Era già quasi sempre curabile con la sola chirurgia quando veniva diagnosticato precocemente. Nella fase metastatica, invece, non c’erano cure efficaci, fino allo sviluppo delle immunoterapie, che hanno portato a un allungamento significativo dell’aspettativa di vita. Nonostante questo, circa il 50% dei pazienti con melanoma metastatico non risponde a queste terapie innovative oppure sviluppa resistenza ai farmaci.

Con il nostro progetto cerchiamo di comprendere in che modo questa neoplasia dà luogo alle metastasi. In particolare, stiamo studiando il modo in cui le cellule tumorali che formano metastasi evolvono e si modificano in risposta agli stimoli provenienti dal microambiente circostante.

I risultati dello studio potrebbero portare a individuare alcuni cambiamenti chiave nel processo di metastatizzazione e i fattori che lo promuovono. Potrebbero aiutare inoltre a capire quali sono gli stimoli che indirizzano le metastasi verso un organo piuttosto che un altro e, non da ultimo, fornire informazioni utili per indirizzare meglio le terapie mirate e dare spunti per nuove opzioni terapeutiche.

Nel corso della sua vita da ricercatrice ha fatto diverse esperienze in Italia e all’estero. Quanto è importante per un ricercatore confrontarsi con ambienti diversi?

È molto importante, soprattutto l’esperienza all’estero. Fino qualche anno fa, quando si pensava all’estero ci si riferiva quasi esclusivamente agli Stati Uniti, ma oggi anche in Europa ci sono centri dove si fa ricerca molto competitiva.

La cosa a mio avviso più importante dell’esperienza fuori dall’Italia è poter interagire e collaborare con ricercatori che fanno ricerca in maniera diversa rispetto a noi. Per esempio, l’istruzione in Italia tende a essere più teorica e a dare poca enfasi allo sviluppo di competenze pratiche, mentre in altre nazioni non è così: gli studenti sono incoraggiati a essere autonomi e responsabili del proprio apprendimento e a fare molte più esperienze pratiche, anche in laboratorio. Inoltre, le lezioni universitarie spesso prevedono discussioni collegiali e una partecipazione più attiva. È importante confrontarsi con metodi diversi, anche nell’approccio scientifico, perché conoscere la diversità stimola il pensiero critico e apre la mente. Questo consente una migliore collaborazione e un’interdisciplinarità che portano a formulare sempre nuove ipotesi di lavoro.

Più di tutto, però, per chi fa il ricercatore è importante la curiosità. Se non si è curiosi, è complicato fare questo lavoro. Non solo perché le nuove domande sono alla base della professione del ricercatore, ma anche perché la curiosità è la più grande motivazione che ci spinge.

Qual è il suo rapporto con AIRC?

Il rapporto con AIRC è sicuramente di gratitudine. La nostra non è una nazione che regala soldi alla ricerca e la possibilità di accedere ai grant competitivi sostenuti da AIRC è una grandissima risorsa.

AIRC rappresenta in qualche modo un porto sicuro che negli anni ha creato anche un senso di appartenenza tra i ricercatori. È stata inoltre in grado di creare un clima di fiducia nei confronti del suo metodo di valutazione: in molti anni che partecipo a bandi AIRC non ho mai sentito nessuno lamentarsi perché un suo progetto non era stato finanziato. È capitato anche a me di essere “bocciata”, ma ho fatto mie le osservazioni dei revisori e ho migliorato il mio progetto per ripresentarlo, con successo, l’anno successivo. In questo modo una persona sente che può fidarsi della ricerca.

Data di pubblicazione: 11 luglio 2025