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Col cancro a volte si ammala anche la coppia

Alcune coppie faticano a rimanere unite quando uno dei due partner si ammala di tumore: superare le difficoltà è positivo non solo per i sentimenti, ma anche per la salute del malato.

La diagnosi di un tumore può avere un effetto dirompente sulla vita di una persona e quando questa è coinvolta in una relazione affettiva stabile, il carico di emozioni e problemi causati dalla malattia si riversa anche sulla compagna o sul compagno di vita. Affrontare il cancro diventa, quindi, una sfida di coppia.

Donne più a rischio (forse)

Uno studio americano, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2009 sulla rivista Cancer, aveva analizzato la vicenda di 515 coppie che erano sposate al momento della diagnosi di uno dei due. Nei cinque anni successivi la percentuale di separazioni o divorzi era analoga a quella delle coppie non colpite dalla malattia, ma con una particolarità: su 10 coppie separate, in nove casi la malata era la donna. Non solo: il rischio di divorzio risultava sei volte più alto se ad ammalarsi era la donna.

“La spiegazione più probabile è che vi sia una diversa attitudine fra i generi a trasformarsi da partner a caregiver, la figura che si assume l’impegno di sostenere il malato emotivamente e di aiutarlo dal punto di vista pratico” spiega Paolo Gritti, presidente della Società italiana di psiconcologia. “Ma questo atteggiamento sta cambiando. Nel 2017, uno studio finlandese condotto con oltre 135.000 donne sposate e con diagnosi di tumore al seno, ha fornito un risultato opposto. Il tasso di divorzio non risulta più alto nelle coppie in cui è la moglie ad ammalarsi e la malattia viene vissuta come una delle fasi negative che possono presentarsi nel corso della vita”.

Secondo alcuni esperti, però, gli aspetti culturali giocano un ruolo importante. Nei Paesi in cui gli uomini non hanno l’abitudine di farsi carico della casa e della famiglia, la malattia può mandare in crisi la relazione. Lo studio americano dice anche che le coppie più solide di fronte al cancro sono quelle sposate da più tempo, perché per le coppie meno consolidate può risultare difficile adattarsi alla nuova realtà.

Imparare a chiedere aiuto

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Palermo ha pubblicato recentemente sulla rivista Oncology uno studio che dimostra che alcune variabili psicologiche come la depressione e un attaccamento di tipo ansioso o evitante tra i partner influenzano negativamente la capacità di adattamento. “La relazione della coppia può essere condizionata da vari fattori, come la gravità del tumore, la presenza o meno di problemi coniugali, il significato che il paziente e il coniuge danno alla malattia, ma anche dal tipo di attaccamento tra i coniugi, che può determinare il benessere e la soddisfazione nella vita della coppia” scrivono gli autori dell’articolo. “Ogni coppia può reagire al cancro in modo differente: alcune sono capaci di adattarsi all’impatto emozionale della diagnosi e alle implicazioni del trattamento, mentre altre sviluppano un alto livello di stress che le porta a reagire in modo inadeguato. Questo può causare continui conflitti e incomprensioni, allontanando emotivamente i partner e, nei casi più critici, inducendoli alla separazione”.

In sostanza la malattia può portare alla luce problemi già esistenti da tempo, ma rimasti sopiti per anni. Dire la cosa giusta al momento giusto può essere particolarmente arduo. A volte, con l’intenzione di non creare situazioni stressanti, semplicemente si smette di parlare. Senza contare che il cancro ostacola anche la comunicazione non verbale, interferendo con la vita sessuale.

Gli psicologi sono concordi nel ritenere che un aspetto critico su cui la coppia deve lavorare è quello della comunicazione e spesso può essere d’aiuto rivolgersi allo psicologo o allo psiconcologo. Oggi si presta molta attenzione all’interazione tra il malato e il partner, perciò gli interventi si rivolgono spesso alla coppia e non solo al malato. Anche il consulto sessuologico può favorire il recupero dell’intimità. Le coppie che riescono ad adattarsi ai cambiamenti generalmente escono dalla malattia più coese e solide.

In coppia è meglio

Salvare la relazione non è solo positivo in astratto, ma anche per la salute. La fine della relazione influisce negativamente sulla qualità delle cure, sulla qualità di vita e sull’esito del trattamento. Secondo i risultati di uno studio che ha analizzato più di 700.000 pazienti oncologici, non solo i pazienti sposati (o in relazioni stabili di convivenza) hanno il 17 per cento di probabilità in meno di avere un tumore già metastatizzato al momento della diagnosi, ma hanno anche il 53 per cento di probabilità in più di scegliere di sottoporsi a trattamenti più risolutivi anche se più aggressivi e il 20 per cento di probabilità in meno di morire a causa del cancro, rispetto ai pazienti single con caratteristiche e tumori simili. Per alcuni tumori, tra cui quello del seno e quello della prostata, il beneficio in termini di sopravvivenza che si associa all’essere sposati è persino più alto di quello riportato per la chemioterapia. I risultati di questo studio sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology.

Data di pubblicazione: 6 dicembre 2018