DONA

Smettere di fumare si può

Tra i fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo del cancro, il fumo è uno dei più importanti. Il suo legame con i tumori, con l’infarto, l’enfisema e molte altre malattie è dimostrato ormai da una grande mole di prove scientifiche. Gli effetti negativi delle sigarette si riflettono su numerosi aspetti della vita quotidiana e ognuno deve trovare la propria motivazione e le proprie soluzioni per smettere. Ecco una serie di buone motivazioni per liberarsi da questa dipendenza.

I numeri del fumo e gli effetti della pandemia

Secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nel mondo il tabacco è responsabile di un numero di vittime maggiore di quelle provocate da alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Si calcola che ogni anno in tutto il mondo il fumo uccide circa 8 milioni di persone (7 milioni a causa del consumo diretto, i restanti per esposizione passiva). In Italia si stima che le morti attribuibili al fumo siano 93.000 ogni anno e più di un quarto delle vittime del fumo ha un’età compresa tra i 35 e i 65 anni.

Stando ai dati dell’Istituto superiore di sanità (ISS) del 2023, i fumatori in Italia sono 10,5 milioni, più del 20 per cento della popolazione oltre i 15 anni di età.

I risultati di un recente studio, condotto da Eva Negri e Carlo La Vecchia e sostenuto da AIRC, hanno mostrato che in Unione europea continua ad aumentare la mortalità per il tumore al polmone nelle donne, al contrario di quanto si osserva negli uomini. Secondo i risultati dell’indagine, la causa è principalmente il tabagismo. L’aumento si riscontra soprattutto nelle donne con più di 65 anni, cresciute in un periodo in cui il fumo era più diffuso tra le giovani.

Probabilmente anche la pandemia ha prodotto importanti effetti sull’aumento dei fumatori rilevato negli ultimi anni. Il calo del consumo di tabacco che proseguiva dall’inizio degli anni Duemila si è invertito nel 2022, con un aumento del 2,2 per cento del numero di fumatori sia tra gli uomini sia tra le donne. Soprattutto tra i più giovani è incrementato dello 0,7 per cento il consumo delle sigarette elettroniche ed è triplicato quello delle sigarette a tabacco riscaldato.

La parola all'esperto

Il chirurgo Ugo Pastorino, dell'Istituto nazionale dei tumori, spiega che smettere di fumare, in qualsiasi momento della vita, riduce del 30-40 per cento il rischio di morire per cancro del polmone e per tutte le altre cause.

Perché smettere di fumare?

Ci sono tanti buoni motivi per smettere di fumare: ciascuno può trovare le motivazioni che nel proprio caso trova più convincenti.

Per la propria salute


La ragione più importante per smettere di fumare è certamente di preservare la propria salute. Secondo l’OMS, infatti, il fumo di sigaretta è la più importante causa di morte evitabile nella nostra società. È responsabile della maggioranza dei casi di tumore al polmone, alla gola o al cavo orale, e aumenta inoltre il rischio di cancro al seno, alla vescica, all'intestino e ad altri organi.

Il fumo favorisce l’insorgenza del cancro in diversi modi: induce la formazione di mutazioni genetiche, che possono alterare in diversi modi le cellule e favorire così la trasformazione e la progressione tumorale. Inoltre compromette l’attività del sistema immunitario, bloccando la sua capacità di contrastare la crescita neoplastica, e promuove uno stato infiammatorio cronico, che a sua volta favorisce l’insorgenza tumorale.

In molti altri organi, invece, il fumo è dannoso perché compromette in maniera diretta i vasi sanguigni, favorendo i processi di aterosclerosi che possono portare all’infarto o all’ictus. L’aterosclerosi può anche compromettere l’afflusso di sangue agli arti o alle strutture spugnose del pene, dette corpi cavernosi, che dilatandosi ne determinano l’erezione.

Nei polmoni, oltre a favorire la formazione di tumori, il fumo altera il movimento delle ciglia che tengono pulite le vie aeree e favorisce la distruzione delle pareti degli alveoli polmonari in cui avviene lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica. Per questo è anche la più importante causa di enfisema.

I danni del fumo sulla salute non si limitano quindi al campo oncologico. Fumare favorisce l’insorgenza di patologie del cuore, dei vasi sanguigni e dei polmoni: tutte malattie che oltre ad accorciare potenzialmente la vita ne compromettono la qualità, talvolta creando situazioni di grave invalidità.

Per la salute di chi ci sta vicino


Quando una persona fuma, chi le sta intorno inala circa 4.500 sostanze chimiche, di cui più di 60 cancerogene. Una di queste è il benzene, che favorisce l'insorgenza di leucemie. L’effetto dell’insieme di queste sostanze fa sì che le persone esposte abitualmente al fumo passivo abbiano un rischio di cancro e malattie cardiache superiore alla media. Secondo l’OMS, 1,2 milioni di decessi nel mondo sono riconducibili ogni anno al fumo passivo. Inoltre si stima che i non fumatori che vivono o lavorano a fianco di un fumatore, che non si allontana quando accende la sigaretta, hanno il 25 per cento di probabilità in più di ammalarsi di tumore al polmone o di malattie del cuore, rispetto a chi non è esposto al fumo passivo.

I danni sono ancora maggiori per i piccoli: i bambini esposti al fumo passivo corrono un rischio superiore, rispetto ai loro coetanei, di andare incontro a bronchiti, polmoniti, attacchi di asma, otiti e meningiti. Hanno anche una maggiore possibilità di diventare fumatori a loro volta, con tutti i rischi per la salute già descritti. Infine per i neonati aumenta il pericolo di morte in culla.

Per risparmiare


Con una media di 15 sigarette al giorno e di circa 5 euro al pacchetto, in Italia si spendono circa 106 euro al mese, che diventano quasi 1.250 in un anno. Inoltre i costi diretti della spesa sanitaria per le malattie legate al consumo di tabacco sono notevoli. Nel 2012 l’OMS ha stimato costi pari a 422 miliardi di dollari, che corrispondono al 5,7 per cento circa della spesa sanitaria globale.

Per liberarsi dalla dipendenza


La dipendenza dal fumo è determinata dal circuito della gratificazione della dopamina, un neurotrasmettitore i cui livelli nel nostro organismo si abbassano quando si diventa assuefatti ad alcol, droghe e appunto tabacco. Assumere queste sostanze riattiva di continuo la produzione di dopamina, provocando inizialmente un senso di piacere, che nel tempo diventa un bisogno per evitare la sensazione di carenza. Inoltre la nicotina aumenta il livello di attenzione, riduce l’appetito e induce un senso di ansia o irritabilità. Da studi condotti con animali di laboratorio, risulta che queste alterazioni comportamentali contribuiscono a rafforzare la dipendenza. La dipendenza dalle sigarette può portare così a un circolo vizioso: non si riesce a smettere, nonostante la consapevolezza dei rischi.

Per migliorare il proprio aspetto


Un forte fumatore si riconosce anche da segni esteriori: denti gialli, alito cattivo, macchie di nicotina sulle dita, invecchiamento della pelle, un’eccessiva produzione di peluria sul viso. Smettere di fumare porta a stare meglio sia dentro sia fuori!

Per l'ambiente


Tutti i passaggi della produzione e del consumo delle sigarette hanno un impatto sull’ambiente. Il 5 per cento circa della deforestazione mondiale è dovuto alla coltivazione del tabacco. Il fenomeno peraltro si verifica spesso in zone a rischio di desertificazione, come il Sud Est Asiatico o l’America latina. Per la produzione di una sola sigaretta si utilizzano circa 3,7 litri di acqua, mentre l’intera filiera ne consuma 22 miliardi di tonnellate ogni anno. Nel complesso tutta la manifattura del tabacco, il trasporto, la distribuzione e produzione dei pacchetti di sigarette producono 80 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. I danni riguardano anche la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, dal pacchetto di carta delle confezioni di sigarette al rivestimento in plastica, fino ai mozziconi. Questi ultimi rappresentano un pericolo diretto per l’ambiente, perché non sono biodegradabili e rilasciano microplastiche.

In sintesi, secondo il rapporto World no Tobacco Day 2022 dell’OMS, la filiera del tabacco e il consumo di sigarette producono ogni anno:

  • la deforestazione di una superficie di suolo simile a quella di Capo Verde;
  • lo svuotamento di 15 milioni di piscine olimpiche;
  • l’accumulo di rifiuti pari al peso di 9433 treni merci;
  • l’emissione di CO2 equivalente a quella di 3 milioni di voli transatlantici.

Smettere di fumare contribuisce a mantenere la salute di tutti, in modo diretto, riducendo i rischi di sviluppare malattie legate al fumo per noi e per chi ci circonda, e indiretto, attraverso la salvaguardia dell’ambiente.

Come smettere di fumare?

Le statistiche ISTAT dicono che il 90 per cento delle persone smette senza aver bisogno di aiuto, mediamente dopo 6 tentativi. Questo significa che è possibile smettere, se non si ha paura di fallire e di riprovare. Le probabilità di riuscita crescono all’aumentare del sostegno che si riceve. Non bisogna temere di chiedere aiuto e di ricorrere agli strumenti di supporto.

Gli strumenti

Per smettere di fumare non esiste un solo metodo giusto e sempre efficace, perché le motivazioni sono strettamente personali e il percorso del tutto individuale. Esistono numerosi approcci che possono essere utili: da quelli psicologici, come l’ipnosi, all’auricoloterapia, all’agopuntura e altri ancora. L’unico però validato scientificamente combina un sostegno farmacologico e psicologico, offerto dai centri antifumo accreditati dall’Istituto superiore di sanità.

Gli strumenti

Centri Antifumo


Su tutto il territorio italiano sono distribuiti più di 200 Centri antifumo accreditati dall’Istituto superiore di sanità (ISS) che aiutano a smettere di fumare con vari strumenti: il counseling individuale, la terapia di gruppo e la prescrizione di farmaci per la disassuefazione. L’accesso a questi centri di solito prevede il pagamento di un ticket e solo in alcuni casi è gratuito. Tutte le informazioni relative ai Centri antifumo sono sul sito dell’Osservatorio fumo alcol e droga (OssFAD) dell’ISS o possono essere richieste al numero verde contro il fumo (800 554 088) dello stesso Istituto, che fornisce anche una consulenza su tutti i problemi legati al tabagismo.

Terapia sostitutiva nicotinica


Quando si cerca di smettere di fumare occorre fare i conti con la dipendenza psicologica dal piacere e dalla gestualità del fumare, ma anche con la dipendenza fisica, spesso poco considerata, ma che in realtà costituisce un ostacolo importante. Questo avviene perché la mancanza della nicotina, una sostanza che il corpo è abituato ad assumere, provoca sintomi di astinenza in misura variabile a seconda di quanto si fumava e del tipo di fumatore. Uno dei metodi consigliati per smettere è ridurre gradualmente l’introduzione di nicotina nell’organismo, compensando al contempo la mancanza attraverso la terapia sostitutiva nicotinica con dosi a scalare. A questo scopo esistono, con diversi dosaggi di nicotina, cerotti, gomme da masticare, confetti da succhiare, spray sublinguali e inalatori.

Qualunque sia la via di somministrazione, tutti i prodotti sostitutivi controllano il disagio fisico provocato dalla mancanza della nicotina, aumentando le probabilità di successo di chi intende smettere di fumare. Si possono acquistare in farmacia senza ricetta medica, sono sicuri anche in gravidanza, sotto controllo medico, ma devono essere utilizzati rispettando le dosi e i tempi indicati, almeno per 2-3 mesi con un dosaggio da ridurre generalmente di un terzo ogni mese.

Altri farmaci


In alcuni casi il medico, accanto al suggerimento per un sostegno psicologico e di aiuto comportamentale, può prescrivere farmaci che aiutino a superare il momento più difficile di distacco dalla sigaretta. I farmaci in uso sono la citisina e il bupropione, che richiedono entrambi la ricetta di un medico. La citisina è un agonista parziale della nicotina che allevia la voglia di fumare e riduce il piacere derivato, si trova come prodotto galenico, preparato direttamente in farmacia. Il bupropione è un farmaco che stimola la dopamina, diminuendo così il senso di mancanza della nicotina. Purtroppo in Italia questi farmaci, così come i trattamenti sostitutivi a base di nicotina, pur essendo consigliati dagli esperti per migliorare le probabilità di successo, non sono forniti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale. Il costo è quindi a carico dei pazienti e più o meno coincide con il costo di un pacchetto di sigarette al giorno.

Cosa succede smettendo di fumare?

Interrompere l’abitudine al fumo porta con sé una serie di conseguenze che si possono avvertire fin dai primi giorni. Gli effetti benefici perdurano nel tempo e rafforzano la volontà di perseverare; le possibili conseguenze indesiderate sono invece prevalentemente transitorie e vi si può rimediare con qualche accortezza.

Le conseguenze piacevoli

Effetti benefici immediati e a distanza di tempo

Dopo 20 minuti la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca tornano nella norma

Dopo 12 ore i livelli di monossido di carbonio nel sangue calano, mentre quelli di ossigeno si normalizzano

Dopo 24 ore i polmoni cominciano a ripulirsi dal muco e dai depositi lasciati dal fumo

Dopo 2 giorni l’organismo si è liberato dalla nicotina e ricomincia a recuperare il senso di gusto e olfatto

Dopo 3 giorni si comincia a respirare meglio e si recupera energia

Dopo 2-12 settimane la circolazione del sangue migliora

Dopo 3-9 mesi il miglioramento nella respirazione si fa più marcato, tosse e sibili si riducono

Dopo 1 anno il rischio cardiovascolare si è dimezzato rispetto a quello di chi continua a fumare

Dopo 15 anni il rischio di tumore del polmone in molti casi è tornato pari a quello di chi non ha mai fumato o comunque è dimezzato (dipende da molti fattori, tra cui il numero di sigarette fumate e gli anni in cui si è fumato)

 Le conseguenze spiacevoli

Sintomi da astinenza

Smettere non è facile soprattutto perché nei primi giorni la mancanza della nicotina si fa sentire. Oltre al forte desiderio di fumare, il cosiddetto craving, è normale sentirsi inquieti, irritabili, giù di tono o stanchi; può succedere di far fatica a dormire e a concentrarsi.

In questa fase, oltre ad aiutarsi con i prodotti sostitutivi della nicotina o con i farmaci prescritti dal medico, è bene concentrarsi sui benefici e sulle motivazioni che hanno portato alla decisione di abbandonare il fumo. Inoltre è d’aiuto affrontare questi momenti dedicandosi ad attività gradevoli che possano aiutare a distrarsi, meglio se in compagnia e all’aria aperta.

 L’aumento di peso

Quando si smette di fumare può capitare di prendere peso, anche se generalmente in modo contenuto, per via di un impulso compensatorio a mangiare cibi gratificanti che, nei primi giorni, può essere intenso e difficile da controllare. Si chiama craving alimentare e spesso è associato a una situazione di stress o scoraggiamento causato dalla dipendenza da nicotina. Se soddisfatto, questo impulso induce un piacere immediato, ma il craving si può ripresentare nel breve tempo, portando a mangiare più del necessario e quindi a prendere peso. Di solito questo fenomeno tende a rientrare dopo le prime settimane di astinenza, ma avvalersi dei farmaci antifumo aiuta a contenerne la tendenza. In questa fase è importante ricordare che i benefici dati dallo smettere di fumare sono sempre maggiori rispetto al rischio di prendere qualche chilo in più. Per giocare d’anticipo, ed evitare di spostare sul cibo il desiderio di gratificazione prima saziato dalle sigarette, si può anche ricorrere a cibi ipocalorici, per esempio frutta e verdura, e accompagnare la scelta di smettere di fumare a un’attività fisica di qualunque tipo, purché piacevole, amplificando i vantaggi dell’addio alle sigarette.

Le informazioni presenti in questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

Data di pubblicazione: 14 maggio 2024