La sperimentazione in animali di laboratorio è richiesta per legge, per l’approvazione di farmaci e altri trattamenti, prima di quella clinica negli esseri umani. Per i progetti sottoposti ad AIRC che richiedono l’impiego sperimentale degli animali si impone il rispetto di leggi e regolamenti nazionali e internazionali che proteggono le specie usate nella ricerca.
Molte persone provano disagio all’idea che esperimenti con animali di laboratorio siano indispensabili a provare la sicurezza e l’efficacia di ogni nuova cura. Il disagio è più che comprensibile, ma ci sono ragioni serie per cui gli animali sono indispensabili della ricerca di nuove terapie, e la prima ragione è la sicurezza.
Alcuni effetti di una terapia compaiono infatti soltanto in un organismo completo, dotato di tutti gli organi che possono ricevere e modificare la terapia stessa. Possono invece non apparire nelle cellule isolate che si usano nei primi esperimenti in laboratorio.
È vero che noi esseri umani siamo per molti aspetti diversi dagli animali, ma con parecchi di loro condividiamo gran parte del cammino evolutivo e quindi delle molecole che si sono conservate fino a oggi. Le cellule per esempio sono organizzate in modo pressoché identico in tutti i mammiferi e molte parti sono addirittura intercambiabili. È raro che una proteina umana non funzioni almeno un poco quando sostituisce la sua controparte in un topo.
In virtù di questa parentela molecolare, i risultati dei test in animali sufficientemente simili a noi possono dare indicazioni utili. Possono per esempio suggerire che una terapia sarà tollerabile negli esseri umani se negli animali non darà problemi al cuore, alla respirazione, ai reni, al fegato; se non provocherà effetti sedativi o stimolanti; se non modificherà l’equilibrio ormonale e così via.
Per queste ragioni gli esperimenti negli animali sono richiesti per legge prima che si possa passare alla sperimentazione umana. La legge peraltro rispecchia un’esigenza diffusa fra i pazienti: che le terapie prescritte dai medici non siano dannose.
Oggi tali test sono obbligatori anche in animali gravidi, con una gestazione simile a quella degli esseri umani. È importante ricordare che questo aspetto della normativa è stato aggiunto a seguito di un problema molto serio, risalente all’inizio degli anni Sessanta in seguito all’immissione in commercio della talidomide. Si trattava di un farmaco con gravi effetti collaterali per il feto, quando era assunto da donne in gravidanza. La gravidanza poteva terminare prematuramente con un aborto spontaneo oppure potevano nascere bambini deformati. All’epoca gli studi di sicurezza su animali gravidi non erano obbligatori e per questo gli effetti tossici della talidomide sui feti si sono scoperti soltanto anni dopo la sua commercializzazione.
La sicurezza e la riduzione al minimo degli effetti collaterali che non solo pretendiamo, ma che spesso diamo per scontate, richiedono quindi ancora oggi di sperimentare le terapie con animali di laboratorio. Si tratta comunque di sperimentazioni che sono regolate da norme molto severe, che tutelano gli animali e il loro benessere, e ne limitano l’utilizzo al minimo indispensabile.
Per i progetti sottoposti ad AIRC che richiedono l’impiego degli animali (si tratta soprattutto di topi di laboratorio), AIRC impone che i ricercatori rispettino le leggi e i regolamenti che proteggono gli animali usati nella ricerca, secondo le leggi nazionali e gli standard internazionali.
Per ogni sperimentazione animale è obbligatorio ottenere l’autorizzazione del Ministero della salute. Questi progetti possono ricevere finanziamenti AIRC solo se il Ministero dà parere positivo, dopo che sono state accertate l’importanza della ricerca, l’impossibilità di condurla con sistemi alternativi e, soprattutto, dopo aver ricevuto le garanzie che gli animali saranno salvaguardati da ogni sofferenza inutile.
Le ricerche sostenute da AIRC che coinvolgono animali di laboratorio devono inoltre rispettare la cosiddetta regola delle 3R: per ogni sperimentazione animale, i ricercatori sono tenuti a inviare ad AIRC un documento in cui spiegano se è disponibile un metodo alternativo per sostituire (replace) gli esperimenti con gli animali; come intendono ridurre (reduce) al minimo il numero di animali di cui non possono fare a meno; e come hanno previsto di migliorare (refine) le condizioni degli animali, minimizzando lo stress e il dolore.
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27 settembre 2024
La regola delle 3R fa parte della Direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo, del 22 settembre 2010, sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Tale direttiva è già stata recepita da tutti i 28 stati membri dell’Unione europea, compresa l’Italia.
La direttiva, pensata per eliminare le disparità tra le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia, al punto 2 sottolinea che il benessere degli animali è un valore sancito dall’articolo 13 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Peraltro il suo contenuto è stato approvato dall’organizzazione animalista Eurogroup for animals, di cui fanno parte i principali gruppi animalisti di vari Paesi europei, inclusa l’italiana Lega antivivisezione (LAV), e che hanno ritenuto la nuova direttiva migliore della precedente.
Il Parlamento italiano, nel recepire la direttiva europea, ha deciso di modificarla applicando misure restrittive che non consentirebbero più in alcune circostanze ai nostri scienziati di utilizzare, quando necessario, animali per lo studio di malattie e trattamenti.
A fronte delle proteste della comunità scientifica nazionale e internazionale, a marzo 2014 è stata approvata una moratoria sulle restrizioni previste nella ricerca su sostanze d’abuso e xenotrapianti d’organo. Tale moratoria è stata rinnovata con provvedimenti successivi ed è in vigore fino al 1° luglio 2025.
Sebbene il provvedimento abbia consentito ai ricercatori di non interrompere il loro lavoro, e abbia limitato la loro migrazione all’estero, una prospettiva temporale così ristretta li mette in difficoltà nella programmazione degli esperimenti e in svantaggio rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei nell’accesso ai finanziamenti internazionali, che spesso si sviluppano per tempi più lunghi. Per questo AIRC auspica che il Governo italiano recepisca al più presto e nella sua interezza il testo originale della direttiva europea.
La prevenzione ha, più che mai, bisogno della ricerca. La ricerca ci fa conoscere le cause interne ed esterne scatenanti i tumori ed il modo in cui il nostro organismo reagisce di fronte a tanti stimoli esterni capaci di generare le modificazioni genetiche che portano al cancro. Senza la ricerca non si possono sviluppare nemmeno efficaci metodi di prevenzione. Quando si pensa alla ricerca biomedica, ci si concentra spesso sullo sviluppo di nuovi farmaci, ma in realtà il suo raggio d’azione si estende anche alla prevenzione e alla diagnosi.
Nel corredo cromosomico esistono molte più similitudini che differenze tra le varie specie animali. Ad esempio, i topi condividono con gli esseri umani l’85 per cento circa del patrimonio genetico, e molte funzioni dei geni sono simili se non identiche. Infatti, nella storia evolutiva delle specie viventi, la distanza fra il ramo che ha portato agli odierni roditori e quello che ha portato a Homo sapiens è assai ridotta. Per questo la sperimentazione animale può essere indispensabile per alcuni progetti di ricerca, e sono innumerevoli le testimonianze di importantissime conquiste raggiunte proprio attraverso questo metodo. Un esempio per tutti: l’identificazione di un gene legato allo sviluppo delle metastasi umane è stata resa possibile da studi sullo stesso identico gene presente nel moscerino della frutta.
È vero che la maggior parte delle ricerche iniziali, di base, indagano le componenti della cellula e quindi non hanno bisogno della sperimentazione animale. Tuttavia, quando si è arrivati a determinare in tali cellule un processo collegato all’insorgenza o lo sviluppo del tumore, e le possibili strade per contrastarlo, una verifica in un organismo intero e sufficientemente complesso è assolutamente indispensabile. La ragione di tale necessità è che in natura le cellule non sono isolate, ma interagiscono e spesso sono a contatto con altre cellule e organi.
Nei casi in cui la sperimentazione animale è necessaria, debbono essere seguite regole molto precise con cui se ne valuta non solo l’effettiva necessità, ma anche il modo con cui la ricerca verrà svolta, secondo i parametri di un codice etico e di leggi molto rigide. In mancanza delle necessarie autorizzazioni, il progetto non può essere finanziato.
Ognuno è libero di fare le proprie scelte. Tuttavia è bene sapere che molte tra le più importanti scoperte che hanno illuminato il percorso della ricerca scientifica, ed alleviato le sofferenze di innumerevoli individui, non sarebbero mai state raggiunte senza la sperimentazione animale.
Verissimo. La vivisezione, intesa come sperimentazione che non si preoccupava della sofferenza degli animali, non è più praticata da decenni in nessun laboratorio scientifico degno di questo nome. Tutt’altra cosa è la sperimentazione animale fatta con le garanzie e i limiti che sopra sono stati descritti, per cui gli animali ricevono un’anestesia perfino per essere sottoposti a un semplice prelievo di sangue.
Al momento esiste un numero molto limitato di approcci che possano sostituire del tutto l’uso degli animali e vengono sempre utilizzati (ad esempio nel campo della cosmesi), in accordo a quanto previsto dalle regole delle 3R e dalle leggi in vigore. Le continue innovazioni tecnologiche messe a punto dai ricercatori permettono tuttavia una continua riduzione dell’impiego di animali di laboratorio. Per esempio, alcune parti di uno studio possono essere effettuate in silico che sfruttano la potenza di calcolo di programmi al computer per riprodurre per quanto possibile la complessità biologica e fisiologica degli organismi viventi. Esistono inoltre gli organi su chip (in inglese organs-on-a-chip, OOC), con i quali si cerca un compromesso tra la ricerca con cellule in coltura, detta anche in vitro, e quella con animali, o in vivo. Scostandosi dalla tradizionale coltura cellulare in due dimensioni, questa tecnica induce una crescita in tre dimensioni per una organizzazione delle cellule più verosimile. Inoltre introduce nelle colture delle unità elettroniche che controllano le dinamiche interne ed esterne alle cellule. In questo modo potrebbe diventare possibile studiare l’interazione tra diversi tessuti e riprodurre determinati meccanismi fisiologici. Oggi sono in corso studi per riprodurre su chip diversi tipi di cancro, e anche il sistema immunitario. Queste tecnologie sono promettenti e rivoluzionarie, ma necessitano ancora di numerose indagini e validazioni prima di poter diventare una valida alternativa alla sperimentazione animale.
Data di pubblicazione: 6 dicembre 2023