Si stima che ogni anno in Italia circa 1.400 bambini e ragazzi di meno di 14 anni siano colpiti dal cancro, mentre tra gli adolescenti dai 15 ai 19 anni i casi stimati sono circa 900. Complessivamente i tumori pediatrici costituiscono circa l’1% di tutte le neoplasie. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi supera l’80% per le leucemie e si aggira attorno al 70% per i tumori solidi. (*Fonte AIRTUM, Associazione italiana registri tumori).
“I tumori dei bambini sono ‘macchine’ che funzionano diversamente da quelle degli adulti e, soprattutto, la ricerca pediatrica per sua natura deve prestare molta più attenzione alla vita che attende i pazienti per anni e anni a venire” spiega Maura Massimino, ricercatrice AIRC, specialista in ematologia e in pediatria che dirige la Divisione di oncologia pediatrica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. I pazienti pediatrici in molti casi avranno infatti 70 o anche 80 anni da vivere dopo la guarigione, e di questa aspettativa di vita bisogna tener conto nella scelta delle cure.
Fondazione AIRC investe 8,5 milioni di euro per la cura dei piccoli pazienti
Per il solo 2022 AIRC sostiene 78 progetti di ricerca sui tumori pediatrici con un investimento complessivo di 8,5 milioni di euro e con l’obiettivo di riuscire a curare tutti i piccoli pazienti grazie allo sviluppo di terapie specifiche sempre più efficaci, personalizzate e meno tossiche.
Farmaci per modulare l'effetto della radioterapia
Francesco Marampon, medico e ricercatore dell’Università “La Sapienza” di Roma, si occupa di alcuni tumori infantili che non rispondono adeguatamente ai farmaci e neppure alla radioterapia. Grazie al sostegno di AIRC, Marampon sta conducendo una ricerca su potenziali farmaci radiosensibilizzanti, ovvero in grado di agire selettivamente sulle cellule tumorali e di renderle più vulnerabili alle radiazioni. Lo scopo è ottenere un miglioramento del controllo del tumore con dosi inferiori di raggi, e quindi minore rischio di tossicità. “La radiobiologia è una disciplina ancora di nicchia ma promettente”, spiega Marampon. “Una delle scommesse è riuscire a modulare l’uso delle radiazioni in modo da attivare anche la risposta del sistema immunitario contro i tumori cosiddetti ‘freddi’, cioè i tumori contro i quali normalmente le nostre difese non reagiscono. La ricerca è per ora in fase preliminare, ma se l’approccio si dimostrerà efficace la tecnica potrà portare grandi benefici per i pazienti”.
Katia Scotlandi dirige il laboratorio di oncologia sperimentale dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, dove guida un progetto quinquennale sostenuto da Fondazione AIRC per lo studio del processo metastatico nei sarcomi delle ossa. La ricerca nello specifico si focalizza sullo studio delle caratteristiche dinamiche che portano le cellule di sarcoma di Ewing a sopravvivere e a crescere negli organi distali. “Nei tumori solidi dei bambini, di cui mi occupo, c’è senza dubbio un’importante componente genetica che richiede molta ricerca mirata, perché i meccanismi che caratterizzano queste malattie sono spesso assai più complessi rispetto alle mutazioni che hanno permesso di ottenere le terapie a bersaglio molecolare usate in alcuni tumori comuni negli adulti”, sottolinea Scotlandi. “Occorre imparare a conoscere meglio le caratteristiche del dialogo tra cellule tumorali e microambiente e non solo le mutazioni che causano o tengono in vita il cancro. Ogni tumore ha il suo tallone di Achille, ma i tumori pediatrici sono rari ed eterogenei, cioè composti da cellule diverse tra loro, ciascuna delle quali può avere mutazioni e quindi sensibilità ai farmaci differenti”.
Data di pubblicazione: 15 febbraio 2022