Dopo un lungo periodo all'estero, Simona Giunta è tornata in Italia per avviare il suo laboratorio di ricerca. In particolare, si occupa di studiare il centromero, una zona del DNA ancora poco conosciuta che, se non funziona correttamente, può dare origine a un tumore.
“Di cosa ti occupi?”. Ogni volta che mi fanno questa domanda la risposta immediata è “di ricerca sul cancro”. Più precisamente la mia ricerca è focalizzata su una piccola zona dei cromosomi umani, chiamata centromero perché ne costituisce il punto centrale. Il centromero ha un ruolo fondamentale nella divisione cellulare, un processo che se non funziona correttamente può causare a una cellula fuori controllo di diventare l’origine dei tumori.
Eppure, il centromero è una delle zone di DNA meno conosciute dei nostri cromosomi. Infatti, nell’enorme lavoro di ricerca che ha portato al sequenziamento del genoma umano nel 2002, sono rimaste alcune aree non completamente decifrate, dei “buchi neri” che non siamo ancora riusciti a leggere nei dettagli. Nel nostro DNA avviene un po’ quello che succede con le mappe online: oggi possiamo “zoomare” su quasi tutte le regioni del mondo, ma ci sono delle zone di cui non sono stati acquisiti sufficienti dati per consentirci di visualizzare e ingrandire quei luoghi. Ebbene, le porzioni di DNA dei centromeri sono come questi.
Il mio obiettivo è oggi esplorare queste aree “oscure” del nostro DNA per comprendere se lì possano avere origine alcuni errori in grado di dare origine a un cancro.
Su questa ipotesi è stato fondato nel 2021 il Giunta Lab, grazie anche a un grant Start-Up sostenuto da Fondazione AIRC, che ha contribuito alla nascita del mio gruppo di ricerca in Italia dopo un lungo periodo all’estero.
Strano a dirsi, si tratta della mia prima vera esperienza di lavoro nel nostro Paese, dopo un percorso abbastanza atipico che è cominciato alla fine del liceo con un viaggio a Londra.
Ero lì per studiare inglese, convinta che dopo poche settimane sarei tornata in Italia per iscrivermi al corso di laurea in Medicina. Ma nella capitale inglese, il mio sogno di fare la scienziata sembrava acquisire concretezza e avere molte più probabilità di riuscita che in Italia. Così è maturata la pazza idea di fare richiesta di iscrizione in un’università britannica e fui ammessa. I primi mesi non sono stati semplici: parlavo poco inglese, così registravo le lezioni, le trascrivevo, le traducevo. Una fatica enorme, ma alla fine ricordavo a menadito ogni parola. Ho finito per laurearmi in Biologia del cancro a Londra, con il massimo dei voti.
Da lì, il mio percorso di specializzazione e poi lavorativo è stato tutto all’estero, tra Regno Unito, con un Dottorato all’Università di Cambridge, Francia, Australia e infine negli Stati Uniti, dove sono rimasta per 9 anni.
Negli Stati Uniti, con mio marito – inglese ma, ormai, con un marcato accento romano – siamo diventati genitori. E ora affrontiamo questa nuova avventura ricominciando da dove avevo lasciato più di 15 anni fa: dal quartiere di Dragona, alle porte di Roma, dove sono tornata ad abitare.
Il mio “Laboratory of Genome Evolution” all’Università “La Sapienza”, oltre a me, è composto da dottorande, una ricercatrice, studenti di master e, infine, una lab administrator, che è la problem solver del gruppo: non è una scienziata, ma consente a tutti noi di dedicarci alla ricerca senza distrazioni.
Sono riuscita a portare nel mio laboratorio a Roma l’esperienza acquisita in giro per il mondo. Merito anche di AIRC, che con il grant Start-Up ha non solo consentito a me di tornare in Italia, ma ha anche scelto di sostenere un campo di ricerca in cui a oggi sono disponibili poche evidenze, ma che potrebbe aprire strade completamente nuove.
Dall’inizio nel 2021 a oggi abbiamo raggiunto traguardi importanti. Uno di questi è stato sequenziare e assemblare il DNA di un genoma umano diploide, inclusi i centromeri di tutti i cromosomi. Si tratta di un obiettivo ambizioso che pochi laboratori al mondo sono riusciti a perseguire. Dopo diversi anni passati a studiare il DNA del centromero, per la prima volta abbiamo iniziato a comprenderne le mutazioni coinvolte in alcune patologie e in specifici tipi di tumori. Di recente abbiamo ideato un test diagnostico che, in base a un nuovo metodo di genomica computazionale, permette di identificare quando e come cambia il centromero negli individui sani e soprattutto nei pazienti. I traguardi raggiunti grazie ad AIRC, e più di recente anche grazie a fondi di ricerca europei, sono un grande motivo di orgoglio. Allo stesso tempo mi caricano di una grande responsabilità nei confronti di tutte le persone che hanno creduto e investito nella ricerca sul cancro. Una responsabilità che è anche un forte stimolo a fare al meglio il mio lavoro per aiutare in maniera tangibile i pazienti oncologici.
Data di pubblicazione: 18 giugno 2025